Via Crucis 2023
Venerdì 31 marzo 2023
Via Crucis interparrocchiale
Gesù è la nostra pace
“Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.” (Ef 2,14)
INTRODUZIONE
S: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
T: Amen.
S: Fratelli e sorelle, raccogliamo qui con noi, in un abbraccio di carità senza confini, tutti gli uomini che oggi sulla terra vivono e subiscono i drammi della sofferenza umana, in particolare il dramma della guerra ancora presente, tutte le situazioni che impegnano i cristiani a pregare per la pace e a farsi essi stessi costruttori di pace. In ciò, animati dalla speranza che Cristo, umiliato sulla croce, è risorto dai morti, associando nella vita senza fine quanti credono in Lui.
Ripercorriamo insieme alcuni momenti del cammino della croce, per giungere a vedere con lo sguardo della fede la vittoria della Gioia sull’angoscia, dell’Amore sull’odio, della Vita sulla morte.
È scritto nella lettera agli Efesini: Cristo “è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia… per mezzo della croce, eliminando in sé stesso l’inimicizia”.
È Cristo, dunque, la nostra pace, un dono da chiedere e da accogliere nella libertà.
Occorre pregare per la pace e occorre lavorare per la pace. La pace è un lavoro artigianale, si fa con le ginocchia, con la volontà e col cuore, si fa con la propria vita: “Beati i costruttori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”.
S: Preghiamo. O Padre, che ci hai amato fino a sacrificare il tuo dilettissimo Figlio, colmaci del tuo Santo Spirito: Egli ci renda veri discepoli di Cristo sperimentati nella sapienza della croce e lieti nella speranza della salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore.
T: Amen.
PRIMA TAPPA (Riconciliazione)
“Ponzio Pilato condanna a morte Gesù”
G: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
T: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 27,22-23.26)
Chiese loro Pilato: “Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?”. Tutti risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli disse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora gridavano più forte: “Sia crocifisso!”. Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
COMMENTO
L: Questa scena di condanna la conosciamo bene: cronaca quotidiana! Però una domanda ci brucia nell’anima: perché è possibile condannare Dio? Perché Dio, che è Onnipotente, si presenta nella veste delladebolezza? Perché Dio si lascia aggredire dall’orgoglio e dalla prepotenza e dall’arroganza umana? Perché Dio tace? Il silenzio di Dio è il nostro tormento, è la nostra prova! Ma è anche la purificazione della nostra fretta, è la terapia della nostra voglia di vendetta. Il silenzio di Dio è la terra dove muore il nostro orgoglio e sboccia la fede vera, la fede umile, la fede di chi si consegna al Padre con la fiducia di un bimbo. Signore, quanto è facile condannare! Quanto è facile lanciare sassi: i sassi del giudizio e della calunnia, i sassi dell’indifferenza e dell’abbandono! Signore, tu hai scelto di stare dalla parte dei vinti, dalla parte degli umiliati e dei condannati. Aiutaci a non diventare mai carnefici dei fratelli indifesi, aiutaci a prendere coraggiosamente posizione per difendere i deboli dai potenti di turno, aiutaci a rifiutare l’acqua di Pilato perché non pulisce le mani ma le sporca di sangue innocente. Illumina chi ha potere, perché lo usi sapendo che un giorno dovrà rendere conto a Dio; lo usi per aiutare le persone a crescere in una vera comunione di pace e mai per interesse personale o per finalità criminose.
PREGHIERE
G: Preghiamo insieme rispondendo: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
G: Signore Gesù, tu hai subito un’ingiusta condanna. Aiuta chi amministra la giustizia affinché non sia mai condizionato da interessi di parte o dal prestigio personale, ma sia mosso unicamente dalla giustizia e dal bene delle persone. Preghiamo.
T: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
G: Tu, o Padre, hai voluto che tuo Figlio sperimentasse l’amarezza del rifiuto del suo popolo. Fa’ che sappiamo anche noi amare chi non ci ama, chi non sopportiamo,mchi ci è nemico, per sentire in noi la pace che tu doni a chi compie la tua volontà. Preghiamo.
T: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
T: Padre nostro…
CANTO (per le parrocchie Crocifisso-Riconciliazione):
L’UNICO MAESTRO
Le mie mani, con le tue possono fare meraviglie,
possono stringere, perdonare e costruire cattedrali.
Possono dare da mangiare e far fiorire una preghiera.
Perché tu, solo tu,
solo Tu sei il mio Maestro e insegnami
ad amare come hai fatto Tu con me se lo vuoi
io lo grido a tutto il mondo che Tu sei,
l’unico Maestro sei per me.
I miei piedi, con i tuoi, possono fare strade nuove
possono correre, riposare, sentirsi a casa in questo modo.
Possono mettere radici e passo passo camminare.
Questi occhi, con i tuoi, potran vedere meraviglie,
potranno piangere, luccicare, guardare oltre ogni frontiera.
Potranno amare più di ieri, se sanno insieme a te sognare.
Tu sei il corpo, noi le membra, noi siamo un’unica preghiera,
Tu sei il Maestro, noi i testimoni, della parola del Vangelo.
Possiamo vivere felici, in questa chiesa che rinasce.
SECONDA TAPPA (Crocifisso)
Gesù è aiutato dal Cireneo
G: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
T: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 15,21)
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.
COMMENTO
G: Nel meditare su Simone il Cireneo che viene chiamato in soccorso di Gesù caduto sotto il peso della Croce, ci facciamo aiutare da don Luigi Maria Epicoco prima e poi da Papa Francesco, in particolare dalle parole della sua enciclica Fratelli tutti.
Lettore 1: Osserva don Luigi Maria che:
sarebbe bello leggere sul Vangelo non che Simone il Cireneo “fu costretto” ad aiutare Gesù, ma magari che Simone passando esclamò: “Lo aiuto io, quel poveretto!”. Invece il Vangelo dice proprio che “costrinsero un tale che passava da quelle parti”.
Questo perché la maggior parte del bene che il Signore ci chiede di fare non riusciamo a riconoscerlo immediatamente, ma lo viviamo per lo
più come una costrizione: a volte siamo costretti a occuparci di qualcosa, costretti ad affrontare un problema, a prenderci cura di qualcuno. Se potessimo scegliere, sceglieremmo un’altra vita. Ma il Vangelo ci dice che si può diventare dei buoni Cirenei anche – e soprattutto – quando a volte ci troviamo costretti in situazioni che non abbiamo scelto: è lì che si compie la santità. Perché la santità non è fare il bene che ci piace, ma accogliere ciò che la vita ci riserva, nonostante tutto, perché la vita vera è imperfetta, contraddittoria, piena di cose che non avremmo scelto. E il Vangelo ci dice che possiamo diventare santi in una vita così.
Il cammino di Gesù verso il Golgota è pieno di gente che sembra inutile, perché incapace di salvargli la vita, proprio come Simone. Eppure grazie a loro quella via dolorosa non è più disumana. Essi non risolvono il problema di Cristo, ma restano nella sua vita in quel momento difficile: non avendo nessuna soluzione offrono la loro inutilità, ma anche la loro compassione.
La santità che ci insegna questa pagina del Vangelo è il saper restare nella sofferenza degli altri, anche inutilmente, nella via crucis di chi ci sta accanto.
Simone porta per un po’ la croce di Gesù, non gli salva la vita. Noi non siamo chiamati a salvare l’altro, ma solo a esserci, nella sua vita, in modo gratuito. L’amore è sempre gratuito, è sempre uno “spreco” agli occhi del mondo.
Lettore 2: Le parole di Papa Francesco gettano una luce ulteriore sull’azione del Cireneo, tramite il confronto col Buon Samaritano. Anch’egli non ha scelto l’incontro con l’uomo lasciato in fin di vita dai malfattori, ma dice il Vangelo che “incappò in lui”, scegliendo però di farsene carico: Oggi siamo di fronte alla grande occasione di esprimere il nostro essere fratelli, di essere altri buoni samaritani che prendono su di sé il dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti.
Come il viandante occasionale della nostra storia, ci vuole solo il desiderio gratuito, puro e semplice di essere popolo, di essere costanti e instancabili nell’impegno di includere, di integrare, di risollevare chi è caduto […]
Facciamoci carico della realtà che ci spetta, senza temere il dolore o l’impotenza, perché lì c’è tutto il bene che Dio ha seminato nel cuore dell’essere umano. Le difficoltà che sembrano enormi sono l’opportunità per crescere, e non la scusa per la tristezza inerte che favorisce la sottomissione. Però non facciamolo da soli, individualmente. Il samaritano cercò un affittacamere che potesse prendersi cura di quell’uomo, come noi siamo chiamati a invitare e incontrarci in un “noi” che sia più forte della somma di piccole individualità […]
Rinunciamo alla meschinità e al risentimento dei particolarismi sterili, delle contrapposizioni senza fine. […]
Il samaritano della strada se ne andò senza aspettare riconoscimenti o ringraziamenti. La dedizione al servizio era la grande soddisfazione davanti al suo Dio e alla sua vita, e per questo un dovere. Tutti abbiamo una responsabilità riguardo a quel ferito che è il popolo stesso e tutti i popoli della terra. Prendiamoci cura della fragilità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni bambino e di ogni anziano, con quell’atteggiamento solidale e attento, l’atteggiamento di prossimità del buon samaritano.
PREGHIERE
G: Preghiamo insieme rispondendo: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
G: Simone il Cireneo ci fa ricordare con il cuore pieno di gratitudine i tanti volti di persone che ci sono state vicine nei momenti in cui una croce pesante si è abbattuta su di noi. Ci fa pensare anche ai tanti volontari che in molte parti del mondo si dedicano generosamente a confortare e aiutare chi è nella sofferenza e nel disagio. Impariamo da Gesù Signore che soffre sulla Via della Croce a farci aiutare con umiltà, quando ne abbiamo bisogno e impariamo da Simone il Cireneo a cogliere le occasioni che si presentano nelle nostre giornate per aiutare gli altri. Preghiamo insieme:
T: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
G: Signore, a Simone di Cirene hai aperto gli occhi e il cuore donandogli, nella condivisione della croce, la grazia della fede. Chiamaci a stare vicini al nostro prossimo che soffre, con amore e compassione, anche se questa chiamata dovesse essere in contraddizione con i nostri progetti e se la nostra vicinanza dovesse apparire agli occhi del mondo inefficace a risolvere i problemi. Preghiamo.
T: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
T: Padre nostro…
CANTO (per le parrocchie Crocifisso-Riconciliazione):
COME TU MI VUOI
Eccomi, Signor, vengo a te mio Re,
che si compia in me la tua volontà.
Eccomi, Signor, vengo a te, mio Dio,
plasma il cuore mio e di te vivrò.
Se tu lo vuoi, Signore, manda me
e il tuo nome annuncerò.
Come tu mi vuoi, io sarò,
dove tu mi vuoi, io andrò.
Questa vita, io voglio donarla a te
per dar gloria al tuo nome, mio Re.
Come tu mi vuoi, io sarò,
dove tu mi vuoi, io andrò.
Se mi guida il tuo amore, paura non ho,
per sempre io sarò, come tu mi vuoi.
Eccomi, Signor, vengo a te, mio Re,
che si compia in me la tua volontà.
Eccomi, Signor, vengo a te, mio Dio,
plasma il cuore mio e di te vivrò.
Tra le tue mani mai più vacillerò
e strumento tuo sarò.
Come tu mi vuoi ……………
………………………………..
io sarò, come tu mi vuoi… (3 volte)
TERZA TAPPA (San Gaudenzo)
Gesù incontra le donne di Gerusalemme
G: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
T: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23,27-31)
Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
COMMENTO
L’evangelista Luca riporta che una gran folla di popolo seguiva Gesù lungo il tragitto verso la crocifissione; anche delle donne facevano parte del corteo, battendosi il petto e gemendo su di Lui, non lasciandosi intimorire dalle guardie o dai capi dei giudei. Provavano compassione per Gesù, sapevano che il suo destino era segnato e davano inizio al cordoglio e al lamento prima della sua morte.
Malgrado il dolore e la sofferenza che sta provando, Gesù rivolge ad esse uno sguardo e una parola. È l’unica volta che Gesù parla durante il viaggio verso il Calvario. “Non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”: Gesù non dubita della sincerità delle donne e le esorta a non fare cordoglio per Lui, ma per loro stesse e i loro figli. Perché la sofferenza che ora si abbatte su di Lui, presto si abbatterà su Gerusalemme, che Lo condanna a morte, Lui, l’innocente, il legno verde. Le invita a piangere per sé stesse ed i loro figli perché, di lì a poco, sarebbero state coinvolte nella distruzione di Gerusalemme e la sofferenza sarebbe stata ben più grande. Con queste parole Gesù annuncia profeticamente la distruzione di Gerusalemme: infatti circa 40 anni dopo la città ed il suo Tempio saranno distrutti dai Romani con scene di guerra, fatti di atrocità, di sofferenze, di crudeltà e di uccisioni che colpiranno i suoi abitanti, decimandoli.
Questa “profezia” di Gesù non è rimasta limitata alla distruzione di Gerusalemme, ma si è prolungata con le sofferenze delle donne (e degli uomini) di ogni tempo a causa del peccato personale e sociale dell’uomo; continua ancora oggi col dolore e patimento umano di fronte alle innumerevoli morti innocenti che fanno continuare nel tempo la via Crucis di Gesù.
Pensiamo alle continue sofferenze e lutti delle donne che abitano ed hanno abitato la Palestina, la terra di Gesù, tormentata dai conflitti fra israeliani e palestinesi, con periodiche accensioni di tensioni ed attentati, perché i due popoli, arabi ed ebrei, non riescono a trovare una pacifica convivenza all’interno dello stesso territorio.
Pensiamo al numero indefinito di vittime causate dal contemporaneo conflitto russo/ucraino e al continuo stillicidio umano provocato dai numerosi focolai di guerra presenti nel mondo.
Alle tante morti bianche sul lavoro, dovute spesso alla mancata adozione di adeguati sistemi di sicurezza e di tutela dell’incolumità dei lavoratori.
Al cospicuo e indeterminato numero di persone, uomini, donne e bambini, che sono morte, disperse e che continuano a morire lungo le rotte migratorie. Non possiamo non ricordare l’ultima ed immane tragedia consumatasi alla fine del mese di febbraio sulle coste calabresi di Cutro, che ha portato alla morte per annegamento di più di ottanta persone: donne, bambini, neonati, uomini, giovani, provenienti dall’Afghanistan, dal Senegal, dalla Siria, dall’Iran, dal Pakistan.
Ricordiamo pure le tante e numerose donne vittime di femminicidi.
Ma consideriamo anche il grande numero di persone che nel mondo vengono discriminate, subiscono violenze e vengono uccise a causa delle persecuzioni religiose, fenomeno che si abbatte anche su molti cristiani.
Teniamo a mente altresì le tante persone che ancora oggi, purtroppo, nel mondo muoiono per fame o per mancanza di presidi medici di base.
Ancora oggi le parole di Gesù: “Non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli” risultano vive ed attuali e vogliono orientare il pianto dell’umanità affranta e desolata per la perdita violenta dei propri cari, verso un motivo più alto: a piangere per il peccato del rifiuto della salvezza che Gesù con la sua croce offre ad ogni uomo, per tutti i peccati e le strutture di peccato che allontanano Dio dal cuore dell’uomo e sono la causa della sua Passione e Morte.
PREGHIERE
G: Preghiamo insieme rispondendo: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
G: Preghiamo per tutte le donne, gli uomini e i bambini che soffrono: Dio Padre liberi il mondo da ogni violenza, allontani la malattia, estingua la fame, renda la libertà agli oppressi, la salute ai malati, la consolazione ai morenti. Preghiamo.
T: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
G: Preghiamo perché ciascuno riceva la forza e il coraggio di sostenere, con gesti e parole di Pace, il dolore e la sofferenza di quanti vivono il calvario dello sfruttamento, della violenza, della guerra e dell’ingiustizia. Preghiamo.
T: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
T: Padre nostro…
CANTO (per le parrocchie Crocifisso-Riconciliazione):
LA CARITA’
Se parlassi ogni lingua sulla terra, ma l’amore non ho,
sono un bronzo echeggiante, un cembalo sonante.
Avessi pur la profezia, conoscessi ogni scienza,
la mia fede fosse grande da trasportare le montagne,
ma l’amore non ho, sono niente,
la mia vita non ha senso se non amo, sono niente,
la mia vita non ha senso se non amo.
Distribuissi ai poveri i miei beni, dessi il mio corpo alle fiamme,
ma se l’amore non ho, niente mi giova.
Passeranno le profezie, taceranno tutte le lingue,
la scienza un giorno finirà, ma l’amore mai tramonterà,
perché spera quando tutto sembra perso,
perdona ogni volta che è offeso,
non va in cerca del suo, ma gode della verità.
QUARTA TAPPA (San Raffaele)
Gesù è inchiodato alla Croce
G: Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo
T: Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 27,37-42)
Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: “Costui è Gesù, il re dei Giudei”. Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: “Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!”. Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli
anziani, facendosi beffe di lui dicevano: “Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui”.
COMMENTO
Il Signore Gesù è arrivato sulla cima del Golgota, sul punto della terra più vicino al cielo, è arrivato al culmine dell’amore donato.
Contempliamo quindi il Crocifisso perché è la celebrazione dell’amore totale di Dio verso l’umanità intera, verso ciascuno. La Croce dice inequivocabilmente che Dio ci ama, che non dobbiamo mai dubitare del suo amore, qualunque cosa accada alla nostra vita. Egli è lì e ci ama gratuitamente e infinitamente. La Croce non è quindi un annuncio di sofferenza e di morte, è, al contrario, un messaggio di speranza e di gioia, di vita e di salvezza per tutti.
Le braccia aperte di Cristo sulla croce sono il segno più grande di un Dio che abbraccia tutti e ciascuno, un abbraccio che unisce l’umanità intera e gli dona la Pace. Il Crocifisso, simbolo di una sofferenza affrontata per amore, non è perciò un simbolo che divide, ma che unisce l’umanità attorno ai valori della dignità di ogni persona, della pace, della fratellanza, dell’amore verso il prossimo, del perdono, della solidarietà; condivisibili, per il loro carattere universale, anche da chi crede di non credere.
Chiediamo allora a Gesù crocifisso che ci aiuti a cambiare il nostro cuore, ad essere costruttori di pace nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, in tutti i luoghi della nostra vita. Chiediamo la Pace del cuore e la Pace nel mondo.
PREGHIERE
G: Preghiamo insieme rispondendo: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
G: Signore, tu che dalla croce hai bandito queste parole: divisione, odio e guerra; disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre fratello e lo stile della nostra vita diventi pace. Preghiamo.
T: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
G: Gesù, hai concentrato tutto il tuo amore per noi nella morte in croce: aiutaci a comprendere che tu non ci ami perché siamo perfetti, ma ci ami nelle nostre miserie, nelle nostre debolezze. Donaci il coraggio di metterle davanti al tuo amore, affinché la tua luce entri veramente nelle nostre sofferenze e diventi il nostro punto di forza. Preghiamo.
T: Signore, Dio della pace, ascoltaci.
CONCLUSIONE
S: Signore Gesù, al termine di questo momento dedicato alla tua Passione leviamo a Te le nostre voci, fiduciosi nel tuo ascolto. Ti benediciamo perché sei per noi sorgente di vita, ti fai carico delle nostre sofferenze, con la tua santa croce hai redento il mondo. Crediamo che non ci lasci soli nell’ora della prova, che il tuo Vangelo è vera sapienza. Riconosciamo il tuo corpo martoriato in tanti nostri fratelli e sorelle, ti riconosciamo umiliato e respinto in tanti profughi, la violenza che hai subito in chi è vittima della guerra, il tuo abbandono nello strazio di chi viene ucciso. Tu, che hai voluto vivere in una famiglia, guarda con benevolenza le nostre famiglie:
esaudisci le preghiere, ascolta i lamenti, benedici i propositi, accompagna il cammino, sostieni le incertezze, consola gli affetti feriti, infondi il coraggio di amare, concedi la grazia del perdono, rendici aperti ai bisogni degli altri.
Signore Gesù, Tu che sei il Crocifisso Risorto, fa’ che non ci lasciamo rubare la speranza di una nuova umanità, dei cieli nuovi e della terra nuova, dove asciugherai ogni lacrima dai nostri occhi e non vi sarà più lamento, né affanno, perché le cose vecchie sono passate e saremo una grande famiglia nella tua casa di amore e di pace.
Saluto finale
T: Padre nostro…
Benedizione finale
PROCESSIONE ALLA CROCE
Mentre i cori accompagnano con i canti, ci avviciniamo con ordine alla Croce e facciamo un inchino.